La storia reale di Star Trek si è dipanata nel corso dei decenni con sempre nuove sorprese: iniziò nella mente di un brillante e poliedrico autore televisivo, per continuare con cinque serie per la TV, un totale di oltre cinquecento puntate, dieci film per il grande schermo, centinaia di romanzi e libri in tema, mostre, corsi di lingue e convention di appassionati in ogni parte del mondo. A dare origine a tutto questo fu un uomo, nato a El Paso, in Texas, nel 1921. Si chiamava Gene Roddenberry.
Fu Roddenberry a portare avanti tutta la serie per trenta lunghi anni, fino cioè al 1991, quando morì. Le sue ceneri furono disperse nello spazio. Il film Star Trek Rotta Verso L'Ignoto fu dedicato a lui.
Ma passiamo ora dalla vita privata di Gene Roddenberry a ciò che ci interessa di più (con tutto il rispetto per questo grande uomo, beninteso!): la storia di Star Trek. Roddenberry voleva creare un telefilm che fosse a metà strada tra due generi a lui molto cari: la fantascienza e il western. Per farlo, decise di utilizzare una nave stellare e un'ambientazione fantascientifica e una missione a dir poco pionieristica, ossia l'esplorazione dello sconfinato e ignoto universo. Per dirla in breve: "Spazio, ultima frontiera". L'idea fu proposta inizialmente alla Metro Goldwyn Mayer, ma fu seccamente rifiutata. Anche la CBS non l'accettò, mentre la NBC si disse interessata. Il vicepresidente Mort Werner diede a Roddenberry l'incarico di scrivere tre pilot, e quello che fu scelto fu Lo Zoo di Talos. Il cast di questo episodio, girato nel 1964, era composto da Jeffrey Hunter nella parte del capitano Pike, Majel Barrett (futura moglie di Roddenberry) come primo ufficiale e Leonard Nimoy come l'ufficiale scientifico Spock.
La trama era incentrata sul rapimento di Pike da parte di un gruppo di alieni sul pianeta Talos IV interessati allo studio del comportamento umano. L'episodio costò molto, 630.000 dollari dell'epoca, ma nonostante la sua pregevole fattura fu rifiutato dalla NBC con la celebre espressione: "troppo cerebrale". Anche i personaggi non erano ben visti: una donna comandante e un alieno dalle orecchie sataniche non convincevano. Tuttavia, a Roddenberry fu data una seconda possibilità. Fu così che nacque Where No Man Has Gone Before(l'italiano Oltre la Galassia), che vedeva ai comandi dell'Enterprise il nostro William Shatner nelle vesti di James T. Kirk, il vulcaniano Spock (diversamente da prima, dominato dalla logica e senza emozioni) interpretato da Leonard Nimoy e il medico dr. McCoy impersonato da DeForest Kelley (morto nel 2000). L'episodio fu accettato nel febbraio del 1966, e nella storica data dell'8 settembre dello stesso anno i telespettatori americani poterono udire in prima serata, sullo sfondo del tema musicale di Alexander Courage, le parole: "Space, The Final Frontier. These are the voyage of the starship Enterprise…" con tutto ciò che ne conseguì. C'è da dire che molte delle scene del pilot fallito The Cage vennero utilizzate poi per il doppio episodio L'Ammutinamento, definito tra i migliori dell'intera serie. Col tempo, Star Trek si sviluppò in tre stagioni televisive, per tre anni, con un totale di 79 puntate. Ci furono episodi che destarono molto interesse: l'aggiunta nell'equipaggio di un russo, Pavel Cechov (Walter Koening) - in piena guerra fredda -, e il primo bacio 'interraziale' nella storia della televisione tra un bianco (Kirk) e una donna nera (il tenente Uhura, impersonata da Nichelle Nichols). Ma fu solo quando nel 1969 fu trasmesso l'ultimo episodio della serie, L'Inversione di Rotta, che la mania scoppiò: grazie all'intervento dei telespettatori americani la serie fu riprogrammata e da allora il mondo non fu più lo stesso. "Mi accorsi che creando un mondo a parte, un mondo nuovo con regole nuove, si poteva parlare con più facilità di sesso, religione, Vietnam, alleanze, politica, missili intercontinetali. E' quello che facemmo in Star Trek." Così dirà Gene Roddenberry poco prima della fine della sua vita.
Con la conclusione di Star Trek, la proposta di un seguito fu subito presa in considerazione, ma ci volle tempo per svilupparla. Alla fine, verso la metà degli anni '70, Roddenberry e Co. iniziarono a scrivere gli episodi della prima stagione di una nuova serie. Star Trek: Phase II vedeva come equipaggio dell'Enteprise lo stesso della vecchia serie, impegnato in una nuova e affascinante missione quinquennale. Poi, però, ci fu una… inversione di rotta. Lo stratosferico successo di Guerre Stellari portò i dirigenti a pensare alla creazione di un film di Star Trek per il grande schermo. Fu così che molte delle idee di Phase II vennero riciclate per la creazione di Star Trek: The Motion Picture, che uscì sugli schermi americani nel 1979. Seguiranno altri nove film (per la storia completa dell'avventura cinematografica di Star Trek, leggi l'apposito articolo).
La voglia di una nuova serie, tuttavia, rimase. Nonostante si susseguirono sullo schermo altri quattro film dopo The Motion Picture, nel 1987 Roddenberry pensò che il mondo era ormai pronto per Star Trek: The Next Generation. Nave nuova, nome vecchio. L'Enterprise, questa volta lunga il doppio della prima, e ospitante migliaia di persone (e molte famiglie), è questa volta comandata dal cerebrale capitano Jean-Luc Picard, impersonato dal magistrale Patrick Stewart.
Il numero uno diventa Jonathan Frakes nei panni di William Riker, l'ufficiale scientifico è sempre privo di emozioni e dominato dalla logica, ma non è un essere vivente: Data, un androide, è il primo robot a far parte di un equipaggio, e per molti versi si è ispirato alle creazioni di un celebre fan della serie, Isaac Asimov (Data usa circuiti positronici!). L'integrazione è sempre importante: ecco che quindi il medico di bordo è l'attraente Beverly Crusher (Gates McFadden), mentre Deanna Troi (Marina Sirtis) è il consigliere di bordo. C'è anche un cieco di nascita, Geordi LaForge (LeVar Burton), che vede grazie a un congegno meccanico ed è dedicato a un fan di Star Trek, anch'esso cieco e di nome LaForge, morto molto prima dell'uscita del pilot della nuova serie. Una sorpresa, poi, che non convinse molto Roddenberry: in plancia c'è anche Worf, un Klingon, della stessa razza che ha ucciso il figlio di Kirk e che è sempre stata in guerra con la Federazione. Per spiegare la pace tra le due fazioni, ci penserà nel 1991 il film Rotta Verso L'Ignoto, che vide per l'ultima volta impegnato il cast della vecchia serie. The Next Generation iniziò con il pilot Incontro a Fairpoint(trasmesso il 28 settembre 1987), dove veniva presentato un personaggio molto importate nelle future serie di Star Trek: il divino Q. La Industrial Light and Magic di George Lucas supervisionò gli effetti speciali della prima puntata e creò i modellini della nuova Enterprise. Quello della nuova serie fu un pilot interessante, ma che non convinse. Molte furono le critiche rivolte verso la "Next Generation": Data era troppo simile per carattere a Spock, Picard faceva rimpiangere il mitico Kirk, Worf deludeva gli irriducibili amanti della guerra fredda Klingon-Federazione. Lo stile troppo Serie Classica venne però rapidamente abbandonato nel corso della serie, e forse fu la spinta giusta: è dopo la terza stagione, con l'arrivo anche della straordinaria razza dei Borg, che The Next Generation decollò. La febbre per Star Trek tornò a farsi sentire più forte che mai! In breve, The Next Generation fu acclamato come il miglior telefilm di fantascienza della storia (e oggigiorno, dopo X-Files e tutto ciò che è venuto rimane al primo posto), addirittura superiore alla Serie Classica di Kirk, Spock e McCoy. Nel 1994, dopo la settimana stagione, e ben 176 puntate, si decise di chiudere bottega: per l'occasione, venne trasmesso il doppio episodio All Good Things (in Italia con il celebre titolo Ieri, Oggi e Domani). Questo episodio fu la ciliegina sulla torta: quella sera, Star Trek polverizzò gli ascolti di tutti gli altri programmi per la TV fino ad allora trasmessi. The Next Generation entrò nella storia. Nel 1991 ottenne un Emmy Award per gli effetti speciali, nel 1994 la doppia puntata conclusiva ottenne il prestigioso Premio Hugo della fantascienza.
Al timone di Star Trek, dopo la morte di Roddenberry, c'erano ora Rick Berman e Michael Tayler. Furono loro a decidere che Star Trek sarebbe continuato praticamente a oltranza. Per questo, nel 1993, poco prima della fine di The Next Generation, si diede il via a una nuova serie, totalmente differente e tuttavia sempre 'trek': nacque Deep Space Nine. Questa serie è del tutto originale per un semplice motivo: non c'è un astronave, né una missione di esplorazione, né un incipit iniziale che cominci con Spazio, ultima frontiera. Tutto (o quasi) si svolge a bordo della stazione spaziale federale Deep Space Nine, vicino al pianeta Bajor, ai confini della Federazione. L'equipaggio è composto dal comandate Benjamin Sisko (nero, impersonato da Avery Brooks), dal primo ufficiale Kira Nerys (una bajoriana, impersonata da Nana Visitor), dal mutaforma responsabile della sicurezza Odo (Rene Auberjonois), da una Trill di nome Dax (Terry Farrell) e dal giovane dottor Julian Bashir (Siddig El Fadil, tra l'altro inizialmente proposto come comandante della stazione). Per legare con la precedente serie, Worf e l'addetto al teletrasporto dell'Enterprise Miles O'Brian vennero 'usati' anche qui. Il pilot della serie,L'Emissario, fu trasmesso il 4 gennaio 1993, ma subito la serie se la dovette vedere però con gli integralisti di Star Trek, coloro che già difficilmente avevano mandato giù le avventure di Picard e Co., e che adesso senza un'Enterprise vedevano definitivamente sparito il senso di tutto Star Trek. Nonostante la creazione del tunnel spaziale, che metteva in collegamento il quadrante alfa con il gamma, la staticità delle puntate rischiò di cadere nella noia. Ma tutti dovettero ricredersi con l'inizio della terza stagione e l'entrata in scena del Dominio. Scrive Silvio Sosio: "Pare che una regola non scritta stabilisca che tanto più è originale ed efficace il nemico, tanto più una serie di fantascienza funziona.
Così come The Next Generation aveva raggiunto i suoi massimi livelli confrontandosi con i Borg, cosìDeep Space Nine diventa realmente interessante quando entra in gioco il Dominio." Ma come può interessare un incontro tra una potenza galattica come il Dominio e una stazione spaziale statica come Deep Space Nine? Facile, creando un complesso gioco di alleanza e intrighi politici. E' così che Star Trek: Deep Space Nine schiera in campo tutta l'inarrivabile potenza di fuoco della space opera più originale. Vincitore di un Emmy per lo straordinario lavoro di make-up (si vedano - solo per citare i più rappresentativi - i make-up di Quark, Jadzia Dax, Odo), Deep Space Nine ottenne nel 1999 il massimo apprezzamento del pubblico con la mitica sequenza di puntate conclusive - ben dieci - The Final Chapter, dopo 175 episodi. Certo è che Deep Space Nine è tra tutte le serie quella che affronta i temi più delicati: la religione, l'occupazione nemica, la tortura, la guerra fratricida, il terrorismo. E' una serie tra le migliori mai realizzate.
Berman e Taylor, con l'aggiunta ora di Michael Piller, decisero di continuare con Star Trek senza nemmeno attendere la fine della terza serie. Nel 1995, quindi, un anno dopo la fine di The Next Generation e due anni dopo l'inizio di Deep Space Nine, il fascino di Star Trek veniva ripreso in pieno con la nuova serie Voyager. Voyager vedeva un'astronave federale misteriosamente proiettata dal quadrante alfa al lato estremo della galassia. Il capitano Kathrine Janeway (Kate Mulgrew, prima donna capitano della storia della televisione) aveva il difficile compito di riportare a casa il suo equipaggio. Il pilot The Caretaker, costato ben 23 milioni di dollari e trasmesso il 15 gennaio 1995, ebbe subito un grande successo, tanto che oggi viene definito come il miglior episodio d'inizio di Star Trek. L'equipaggio della Voyager è composto inoltre dal primo ufficiale Chakotay (Robert Beltram), dal vulcaniano Tuvok (Tim Russ), dal giovane e irriverente Tom Paris (Robert Duncan McNeill), dalla mezza-klingon B'elanna Torres (Roxann Biggs-Dawson), dal medico olografico semplicemente chiamato Il Dottore (Robert Picardo [quanti Robert!]), dai nativi del quadrante delta Neelix e Kes (Ethan Philips e Jennifer Lien). Nella terza stagione venne aggiunto il personaggi di 7di9 (Jeri Ryan), una borg strappata alla collettività e dall'aspetto fisico piuttosto notevole. Per quanto non ci fosse una missione quinquennale da portare a termine, né un contatto diretto con la Federazione,Voyager rappresentava comunque un buon ritorno allo stile trek abbandonato con la precedente serie. Ciò nonostante, alcuni fan si dimostrarono molto freddi versoVoyager. Giudicata statica, spesso noiosa, banale e priva di un nemico degno di tale parole, questa serie - la prima trasmessa non su NBC ma su UPN, il canale della Paramount - non raccolse i giusti consensi.
Anche la doppia puntata finale, End Games, trasmessa nel 2001, estremamente originale per 'contenuto e forma', sollevò un vespaio di polemiche dai fan, soprattutto per la distruzione totale apportata alla razza dei Borg. Ciò nonostante, Voyager si è aggiudicato 3 Emmy Awards e numerosissime candidature.
Per la quinta serie, i produttori di Star Trek si diedero, come dire, una calmata. Si decise di attendere la conclusione di Voyager prima di dare inizio alla nuova avventura. Gli ideatori Rick Berman e Brannon Braga avevano deciso di creare qualcosa di completamente diverso dalle altre serie: la prima ipotesi seria fu Star Trek: Fleet Accademy, ambientato nell'accademia della Flotta Stellare. Ma si capiva subito che quest'ipotesi allontanava sempre di più Star Trek dal suo spirito classico.Star Trek: The Alpha Squad fu la nuova proposta: una squadriglia impegnata in difficili missioni segrete o a rischio per conto della Federazione nel quadrante Alfa. Subito dopo questa idea, però, ne venne un'altra: un prequel. Il prequel di Star Wars, apparso nei cinema di mezzo mondo nel 1999, aveva raccolto grandi consensi di pubblico. Anche per Star Trek non sarebbe stato male creare una serie che si anteponesse alla Serie Classica e spiegasse molte cose non spiegate. Così, si decise per quest'ultima opzione. In una intervista rilasciata a US Today Rick Berman dichiarò che la nuova serie sarebbe stata qualcosa di completamente nuovo, sempre nello spirito di Star Trek, ma originale e drammaticamente diverso da tutto quello che c'era prima. Sarebbe stata una sfida per la produzione. Nel marzo 2001 la Paramount dichiarò ufficialmente che era iniziata la lavorazione di Enterprise.
Questa serie, che per la prima volta non avrebbe avuto il prefisso "Star Trek" davanti al titolo per motivi di diritti d'autore, era dunque ambientata nel 22° secolo. A guidare la SS Enterprise sarebbe stato Jonathan Archer (interpretato dal celebre Scott Bakula), affiancato dall'avvenente vulcaniana T'Pol e da altri personaggi umani, con l'aggiunta di un originale medico alieno. La serie sarebbe stata difficile per il bisogno di creare uno stato tecnologico più arretrato di quello della Serie Classica, ma con uno stile più moderno per non far cadere nella noia i nuovi telespettatori. Inoltre, bisognava evitare di non cadere nelle trappole degli 'yeti', le divergenze tra una dichiarazione e un'altra che spesso avvenivano tra due serie di Star Trek. Il pilot Broken Bow ottenne un buon successo di pubblico e anche di fan, ma finì per cadere subito in alcuni errori comuni: venne presentato il primo incontro-scontro con i Klingon, che qui apparivano però identici a quelli apparsi nella Next Generation (c'è infatti una differenze tra i klingon della Serie Classica e quelli della altre serie: leggetevi quest'articolo sulle razze del quadrante alfa e capirete). Una critica fu mossa dai fan a causa della sigla d'inizio della serie: non più un brano classico ma una vera e propria canzone, sfondo musicale di una serie di spezzoni che riassumono i passi compiuti dall'umanità nel campo dell'esplorazione dei cieli. I produttori non fecero passi indietro e lasciarono tutto così com'era.
Questa serie, che per la prima volta non avrebbe avuto il prefisso "Star Trek" davanti al titolo per motivi di diritti d'autore, era dunque ambientata nel 22° secolo. A guidare la SS Enterprise sarebbe stato Jonathan Archer (interpretato dal celebre Scott Bakula), affiancato dall'avvenente vulcaniana T'Pol e da altri personaggi umani, con l'aggiunta di un originale medico alieno. La serie sarebbe stata difficile per il bisogno di creare uno stato tecnologico più arretrato di quello della Serie Classica, ma con uno stile più moderno per non far cadere nella noia i nuovi telespettatori. Inoltre, bisognava evitare di non cadere nelle trappole degli 'yeti', le divergenze tra una dichiarazione e un'altra che spesso avvenivano tra due serie di Star Trek. Il pilot Broken Bow ottenne un buon successo di pubblico e anche di fan, ma finì per cadere subito in alcuni errori comuni: venne presentato il primo incontro-scontro con i Klingon, che qui apparivano però identici a quelli apparsi nella Next Generation (c'è infatti una differenze tra i klingon della Serie Classica e quelli della altre serie: leggetevi quest'articolo sulle razze del quadrante alfa e capirete). Una critica fu mossa dai fan a causa della sigla d'inizio della serie: non più un brano classico ma una vera e propria canzone, sfondo musicale di una serie di spezzoni che riassumono i passi compiuti dall'umanità nel campo dell'esplorazione dei cieli. I produttori non fecero passi indietro e lasciarono tutto così com'era.
Fino a dove si spingerà Star Trek? Sono passati 36 anni dall'inizio della grande avventura, siamo ora arrivati alla quinta serie. E poi? Star Trek andrà sempre avanti fino a che non otterrà più grande successo? La paura di molti fan è che se la serie andrà avanti perda lo stile trek a loro così caro, come è avvenuto con Deep Space Nine. A mio giudizio, non sarebbe male se si pensasse a una edizione speciale della Serie Classica restaurata nei colori, nei suoni e negli effetti speciali per essere resa un po’ più moderna. In effetti, ormai la pellicola è così invecchiata che le puntate del primo mitico Star Trek diventano davvero brutte! Ma, qualsiasi cosa si deciderà di fare, penso che Star Trek (come 007) non morirà mai. La storia, dunque, continua…
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